Vincenzo Barone
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Nel 1998 Vincenzo acquista i primi 10 ettari di terreni a Cava d'Ispica e imparando il mestiere di agricoltore dai vecchi contadini del posto, sottrae all’abbandono un territorio ricco di biodiversità e di coltivazioni rare e, in un’area SIC dove insistono due parchi archeologici, rilancia un’attività agricola in chiave di sostenibilità adottando solo metodi di produzione biologici e tecniche di lavorazione rispettose del suolo, che più si adattano alla conservazione della biodiversità dei luoghi.
Tra muretti a secco e terrazzamenti, corsi d’acqua e zone umide, nella sua azienda crescono spontaneamente l’acanto, una pianta sempreverde che ha ispirato le colonne corinzie, il timo, la nepitella, il rovo, il pungitopo, l’alaterno.
Negli anni Vincenzo espande l’azienda prendendo in affitto altri 17 ettari di terreno; continua così la sua opera di recupero di un’area marginale dove riprende le coltivazioni di noci, carrube, ulivi e frutta, ma soprattutto introduce la coltivazione dell’antica varietà di sesamo ispicese, ottenendo il riconoscimento come presidio Slow Food per la biodiversità.